Negli ultimi due decenni, la SEO ha rappresentato la colonna portante della visibilità sul web. Parole chiave, link building, ottimizzazione on-page: chi conosceva le regole, vinceva. Ma oggi, nel 2025, queste regole stanno cambiando. Drasticamente.
Con l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa, i motori di ricerca stanno diventando motori di risposta. E con questa evoluzione, la SEO tradizionale sta cedendo il passo a un nuovo paradigma: quello dell’AI-powered Search.
Da SEO a GEO: la Generative Engine Optimization è il futuro
La domanda che molti si pongono è: la SEO è morta?
La risposta è: no, ma è cambiata. Non basta più ottimizzare una pagina con la parola chiave giusta: oggi serve creare contenuti che gli algoritmi AI reputino autorevoli, chiari e utili da citare.
Nasce così la GEO – Generative Engine Optimization: l’arte di creare contenuti non per l’utente che cerca su Google, ma per l’AI che risponde al posto suo.
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Meno clic, più risposte: la crisi dello “zero-click search”
I dati parlano chiaro: le ricerche “zero clic” – quelle in cui l’utente ottiene risposta direttamente sulla SERP o dall’AI – stanno aumentando esponenzialmente.
➡️ Il 65% delle ricerche oggi non genera traffico verso i siti.
➡️ L’AI genera risposte sintetiche usando contenuti altrui.
➡️ I siti non linkati rischiano di perdere visibilità, anche se “citati”.
Questo significa che non basta più essere primi su Google: ora bisogna essere la fonte che Google, o un assistente AI, ritiene degna di essere integrata nelle risposte.
La SEO non è morta, ma è rinata. In un mondo in cui i contenuti vengono letti più dalle macchine che dalle persone, il nuovo obiettivo non è solo attrarre clic, ma essere utili, rilevanti e citabili dalle AI stesse.
Chi saprà adattarsi a questa evoluzione, non solo manterrà la visibilità, ma diventerà un punto di riferimento nelle risposte del futuro.

